Jean-Luc Einaudi, una vita di impegni: il convegno del 25 ottobre 2025 a Parigi
L'auditorium dell'Hôtel de Ville di Parigi ha vibrato, il 25 ottobre 2025, al ritmo di una giornata eccezionale. L'associazione Les Ami.e.s de Jean-Luc Einaudi vi organizzava un convegno interamente dedicato a quest'uomo fuori dal comune: "Jean-Luc Einaudi, una vita di impegni". Storici, militanti, avvocati e testimoni si sono ritrovati per celebrare l'opera di un ricercatore autodidatta che ha consacrato la sua esistenza a una missione: far emergere dall'ombra le pagine più dolorose della nostra storia coloniale.
Chi era Jean-Luc Einaudi?
Ci sono percorsi che sfuggono alle traiettorie classiche. Jean-Luc Einaudi (1951-2014) era uno di questi. Educatore di formazione, ex operatore della Protezione giudiziaria della gioventù, è diventato, quasi suo malgrado, uno dei più grandi specialisti della guerra d'Algeria. Il suo nome resta indissociabile dal 17 ottobre 1961, quel massacro di algerini a Parigi di cui nessuno voleva parlare per decenni.
Ciò che colpisce in Einaudi è questa ostinazione tranquilla, questo modo di frugare negli archivi, di raccogliere testimonianze, di incrociare le fonti con un rigore da storico professionista. Nessuna cattedra universitaria, nessun laboratorio di ricerca: solo un uomo davanti ai suoi documenti, determinato a far emergere la verità.
La sua battaglia ha trovato l'apice nel 1999, quando ha affrontato Maurice Papon davanti ai tribunali. L'ex prefetto di polizia di Parigi lo aveva perseguito per diffamazione dopo le sue rivelazioni sul massacro. Einaudi ha vinto. Questa vittoria giudiziaria ha segnato una svolta: per la prima volta, la Francia riconosceva ufficialmente la realtà del 17 ottobre 1961.
Una giornata ricca di scoperte
Il convegno si è svolto in tre tempi, come tre sfaccettature di una stessa vita straordinaria.
L'uomo dietro lo storico
La prima tavola rotonda ci ha fatto scoprire le radici dell'impegno di Einaudi. Joëlle e Gilbert Rigal, Alain Castan, sua figlia Elsa Einaudi, Marie-Laure Tenaud, Jean-Jacques Yvorel e Patrick Karl hanno condiviso i loro ricordi e le loro analisi. Si è compreso come il suo lavoro di educatore presso i giovani alimentasse la sua riflessione di storico. In lui, l'azione sociale e la ricerca storica erano una cosa sola: impossibile separare l'uomo sul campo dal ricercatore immerso negli archivi.
Il pioniere di una storia a lungo rifiutata
La seconda sessione ha riunito personalità di spicco: Daniel Kupferstein, Emmanuel Blanchard, Nadine Fresco, Fabrice Riceputi, Gilles Manceron, il giornalista Edwy Plenel, Philippe Grand, insieme a Elsa Einaudi e Patrick Karl. Insieme, hanno esplorato il metodo Einaudi. Perché non si trattava solo di scrivere la storia del colonialismo: bisognava prima farla accettare, legittimarla di fronte a coloro che preferivano l'oblio.
Einaudi ha aperto brecce là dove altri vedevano muri. Il suo approccio, fondato su un lavoro d'archivio ossessivo e un ascolto attento dei testimoni, ha creato un nuovo modo di fare storia. Una storia a filo di terra, il più vicino possibile alle vittime.
Il 17 ottobre 1961: quando un uomo fa vacillare la storia
Era probabilmente il momento più intenso della giornata. La terza tavola rotonda si è immersa nel cuore della battaglia di Einaudi: il 17 ottobre 1961. Arié Alimi, Pierre Mairat, Kahina Ait Mansour, Louise Vignaud, Olivier Le Cour Grandmaison, Cherif Cherfi, Mehdi Lallaoui, Sohir Belabbas, Daniel Kupferstein e Amar Nanouche hanno mostrato come un solo uomo, con il suo lavoro accanito, abbia potuto trasformare un evento occultato in simbolo delle violenze coloniali.
Ricordiamo i fatti: il 17 ottobre 1961, decine di algerini sono uccisi dalla polizia parigina. Manifestavano pacificamente contro un coprifuoco razzista imposto loro. Per quasi quarant'anni, silenzio radio. Come se nulla fosse accaduto. Come se quei morti non fossero mai esistiti.
Jean-Luc Einaudi ha rifiutato questa menzogna per omissione. Inchiesta dopo inchiesta, libro dopo libro, testimonianza dopo testimonianza, ha ricostruito la verità. E quando Maurice Papon ha voluto farlo tacere, ha tenuto duro. La sua vittoria davanti ai tribunali ha incrinato il muro del silenzio ufficiale.
Oggi, quando si parla del 17 ottobre 1961, è in gran parte grazie a lui. Le commemorazioni, le targhe, i riconoscimenti ufficiali: tutto questo deriva dalla sua ostinazione.
Perché Einaudi ci parla ancora
Questo convegno, aperto da Fabrice Riceputi ed Elsa Einaudi, non era un semplice omaggio nostalgico. Ha ricordato qualcosa di essenziale: l'opera di Einaudi resta tremendamente attuale. Le questioni memoriali legate al nostro passato coloniale continuano ad agitare la società francese. I dibattiti sulla contrizione, il riconoscimento, la trasmissione di questa storia dolorosa sono lungi dall'essere conclusi.
Einaudi ci ha lasciato più che libri. Ci ha trasmesso un'esigenza morale: quella di guardare la nostra storia in faccia, anche quando ci disturba. Ci ha mostrato che non si può costruire una società pacificata su menzogne e oblii organizzati.
La storia, ci dice il suo percorso, non è riservata ai professori universitari. Appartiene anche ai cittadini che rifiutano l'amnesia collettiva. A coloro che, armati della sola determinazione, fanno la scelta della verità contro la facilità del silenzio.
Gli interventi di questa giornata provano che l'eredità di Einaudi è viva. I ricercatori, gli insegnanti, i militanti, i cittadini continuano il suo lavoro. Dissodano altre zone d'ombra, interrogano altri silenzi. È il modo migliore per rendergli omaggio.
Scoprire Jean-Luc Einaudi
Se volete immergervi nella sua opera, l'associazione Les Ami.e.s de Jean-Luc Einaudi ha raccolto una miniera di risorse: la sua biografia completa, le sue opere maggiori sulla guerra d'Algeria e sul 17 ottobre 1961, archivi, testimonianze. Tutto è lì per comprendere come questo educatore discreto sia diventato una figura imprescindibile della storia contemporanea.
Perché in fondo, Jean-Luc Einaudi ci ricorda una cosa semplice: la storia non è mai veramente finita. Si riscrive, si completa, si corregge nel corso del tempo e delle battaglie. E finché ci saranno cercatori di verità come lui, le pagine oscure del nostro passato finiranno sempre per illuminarsi.
Un'opera accessibile a tutti
Più di dieci anni fa, la casa editrice Digital Index ha avuto il privilegio di pubblicare una delle opere maggiori di Jean-Luc Einaudi: Franc-tireur - Georges Mattéi dalla guerra d'Algeria alla guerriglia.
Questa edizione digitale aumentata, ora di dominio pubblico, è molto più di una semplice pubblicazione. È stata arricchita di numerosi documenti inediti, fotografie rare, interviste esclusive e video d'archivio che conferiscono una profondità eccezionale al racconto. Tra questi tesori documentari: il manoscritto di Georges Mattéi sul suo incontro con Jean-Paul Sartre, testi pubblicati su Les Temps modernes ed Esprit, un'opera teatrale inedita, oltre a interviste realizzate da Einaudi con figure come Gérard Chaliand, François Maspero o Adolfo Kaminsky.
Il libro ripercorre il percorso straordinario di Georges Mattéi, a turno soldato in Algeria, passeur di frontiere, fabbricante di documenti falsi, giornalista e scrittore. Un uomo che ha frequentato Jean-Paul Sartre, Fidel Castro e Daniel Cohn-Bendit – che fece entrare clandestinamente in Francia nel maggio 1968.
Attraverso questa biografia avvincente, è tutta un'epoca che riaffiora: quella delle lotte anticoloniali, delle solidarietà internazionali, degli impegni senza compromessi. Un affresco storico che risuona ancora oggi.
Oggi di dominio pubblico, quest'opera rimane una testimonianza essenziale per comprendere l'opera e il metodo di Jean-Luc Einaudi.