Ricordando Roberto Ghiddi
Roberto Ghiddi – nato l’11 novembre 1957 e scomparso il 2 aprile 2018 a Modena – nel corso della sua carriera ha collaborato con Bonvi, ha disegnato, su testi di Castelli, Gli Astrostoppisti per il quotidiano Il Resto del Carlino, per lo stesso giornale ha disegnato alcune storie dedicate ai grandi gruppi musicali per il supplemento Strisce e Musica.
Ha collaborato con la rivista Be Boop a Lula curandone la veste grafica. Ha realizzato la grafica anche delle riviste Fumo di China e Kaos. Insieme a Luigi Bernardi e Luca Boschi ha fondato la casa editrice Granata Press di Bologna di cui è stato il direttore artistico di tutte le pubblicazioni. Ha lavorato per la Franco Cosimo Panini di Modena e ha curato le edizioni italiane degli albi a fumetti francesi di Alessandro Editore.
Come scrive Matteo Stefanelli su fumettologica.it “è stato l’art director più originale degli ultimi 40 anni di storia dell’editoria italiana di fumetti, un uomo che con la sua progettazione visiva ha fatto la storia di un pezzo importante di fumetto italiano”.
INTERVENTI DI ROBERTO BALDAZZINI, BONFA, CLOD, GRAZIANO GIOVENZANA, STEFANO BULGARELLI, DENNI LUGLI...
ROBERTO BALDAZZINI
Non ricordo bene come e quando ho conosciuto Roberto Ghiddi, ma la mente va subito al piano rialzato del numero 37 di via Ganaceto a Modena, dove ci incontrammo spesso. Il caso vuole che a quel numero civico, nello stesso condominio ci abitasse, già allora, Denny Lugli, che però cominciai a frequentare solo più tardi, a partire dai primi anni ’90.
Denny abitava all’ultimo piano, 7 rampe di scale senza ascensore, Ghiddi al primo. Quante volte ho aperto e chiuso quel portone, quante volte ho fatto quelle scale!
Credo fossero ragioni tecniche sulla scelta di tipologie di colori il motivo che ci ha fatto avvicinare, ma probabilmente ero io che avevo bisogno di un esperto in materia e lui era un pozzo di scienze. Roberto mi aiutò a più riprese, firmò i colori dell’albo Uragano, che uscì per la collana “Grandi Eroi”, Editrice Comic Art, era il 1988. Più o meno lo stesso anno mi proposero di realizzare un brevissimo cartone animato, una sigla televisiva per Videomusic. Non conoscevo nulla di animazione, pensai che per il committente fosse la stessa cosa disegnare fumetti e fare cartoni animati, mi fornirono gli acetati, ma per il resto mi arrangiai! Arrivò in soccorso Ghiddi, tanto che un giorno intero me lo dedicò venendo a casa mia e mi diede quella spinta e quell’incoraggiamento che mi aiutò ad arrivare in fondo al lavoro! Senza i suoi consigli tecnici e l’aiuto concreto non avrei saputo come fare!
Il caso vuole che poi abbiamo continuato a frequentarci in un modo o nell’altro fino ad arrivare alla nascita di Granata Press. Ghiddi e Bernardi insieme, non mi pareva vero! Mi sentivo a casa! La redazione era un punto di riferimento importante, oltre a trovare un Ghiddi sempre pronto a dispensare consigli trovai anche a disposizione una macchina fotocopiatrice che io usavo a rotta di collo per i miei elaborati da fotografie! Ghiddi usava già il computer per tutto il lavoro grafico che svolgeva, ma io guardavo l’apparecchio ancora a distanza, con un po’ di avversione, devo dire! Insieme abbiamo fatto diversi libri miei, trovavo la sua grafica eccessiva, troppo carica, da un lato, non ricordo se mai glielo dissi quello che pensavo veramente, dall’altro comunque aveva un carattere forte che si faceva notare! Roberto era un fumatore incallito e io non ero da meno, un invito continuo ad accendere una sigaretta, quante ne abbiamo fumate insieme? Tante!
Gli anni Granata, allora abitavo a Bologna, in via Belle Arti, diventò più facile vederci, uscire a cena, trovarci. In quegli anni a Bologna si muoveva il mondo: Brolli, Igort, Cacucci, Gloria Corica, Michele Masiero, Carlo Branzaglia, Elena La Spisa, Simonetta Scala, Martino Ghermandi, Enrico Fornaroli, I Kappa, Vanna Vinci, Catacchio, Gabos... Che nostalgia di quei momenti, apparentemente fantastici, ma nella sostanza sempre a rischio che qualcosa non funzionasse, l’incertezza regnava sovrana, io avevo tante paure, ma quando incontravo Roberto, sapevo su chi contare! L’esperienza Granata andava a terminare, peccato, era stata favolosa per tutto quello che aveva prodotto, Luigi Bernardi e Roberto Ghiddi avevano pilotato un dirigibile per un viaggio che fece storia.
Dopo la fine di Granata persi Roberto di vista, per quanto tra Bologna, Modena e Vignola le distanze erano ridotte. Un giorno di tanti anni dopo a Modena, stavo camminando al secondo piano del direzionale 70, in un piazzale, sentii una voce roca e famigliare, era lui. Roberto era al cellulare, mentre fumava, io avevo smesso 15 anni prima, lui, sempre lo stesso, sciarpina quasi sul mento, baffo, sigaretta in bocca. Aspettai che finisse per un saluto, finalmente, dopo averlo pensato per tanto tempo ce lo avevo davanti in carne ed ossa. Arrivammo a fissare un possibile incontro per una cena, che bello! Ci tenevo a rivederlo e a parlare di noi.
Due settimane dopo, circa, mi giunse la notizia della sua morte. Che dolore! Addio Roberto, come Luigi e Magnus te ne sei andato troppo presto! “Come siamo messi!?”
Roberto Baldazzini
Autore e disegnatore di fumetti
BONFA
L’EREDITÀ DI GHIRO
Volevo molto bene a Roberto Ghiddi, il mio amico Ghiro, e lui ne voleva a me. Ci volevamo bene perché affratellati da una passione e da circostanze lavorative fumettistiche e quindi di vita. Perché eravamo quel tipo di giovani determinati a fare il lavoro che amano e a farlo nel migliore dei modi. Robby è stato molto prezioso per me, essendo di qualche anno più grande, per i tanti consigli che mi ha regalato e per gli incoraggiamenti e i gesti di amicizia che mi hanno sostenuto nei momenti di sconforto. Mi dispiace di non essere sempre stato all’altezza della sua fiducia quando mi proponeva collaborazioni, ma lui sapeva che in ogni caso ce la mettevo tutta e quindi mi perdonava.
Tecnicamente Roberto era un pozzo di sapienza. Conosceva, sperimentava e usava ogni sorta di materiali utilizzabili per grafica e disegno, quando ancora queste arti non venivano fatte al computer. Non badava a spese quando andava alla Cartoleria Minerva per rifornirsi o far spesa per Bonvi. Quando ho ereditato i suoi materiali di cartoleria mi sono ancora più persuaso dell’importanza dell’intelligenza manuale che quelli come lui (e mi permetto di includere me stesso tra i suoi allievi) hanno coltivato per tutta la vita, una forma di intelligenza che non ha paragoni con la migliore intelligenza artificiale.
Nel suo studio c’erano carte di ogni tipo (ad esempio le carte Pantone con gli esperimenti di colorazione del Conte notte di Magnus, i pennini di acciaio blu (ormai introvabili) usati da Silver e Bonvi, la carta double-tone di moda tra i grandi fumettisti USA degli anni ’60 e ’70, i fondini per le animazioni di Nick Carter (che io ho poi regalato a De Maria), perfino carte giapponesi da origami e retini adesivi di ogni tipo che Ghiro usava per le strisce di Sturmtruppen e per L’uomo di Tsushima di Bonvi.
Ho trovato prove di lettering con pennini speciali e apposite mascherine fatte a mano per la spaziatura, pennelli e flaconi di colori (ricordo di avergli visto colorare ad ecoline una sua riproduzione fedelissima di una spettacolare tavola di Harzack, di Moebius). Aerografi di vari tipi, pastelli, tempere, acquerelli, gessetti, matite e mine di ogni dimensione, pennarelli, penne, cannucce, stilografiche, gomme, temperini, solventi, colle, additivi, righe e squadre, compassi, raschietti, bisturi, lamette, mascherine, trasferibili, pellicole adesive e perfino l’occorrente per dipingere i soldatini di piombo per i suoi giochi amati di ruolo.
Ho perfino ereditato il suo tavolo da disegno, che gli era stato regalato da Silver, l’autore di Lupo Alberto. Quel tavolo è un oggetto che ha un valore storico, perché su di lui è stato creato Lupo Alberto, la strip italiana più longeva e sono state disegnati, retinati e colorati moltissimi fumetti di Bonvi dalle mani magiche di Roberto Ghiddi, nonché i fumetti personali di Ghiro stesso.
Centinaia di strumenti e materiali per arti visive che non sarebbero serviti a nulla senza il desiderio di ottenere risultati concreti nel lavoro, e quindi nella vita, combinandoli in una infinità di modi per produrre immagini di qualità nel fumetto popolare ma anche in quello sperimentale. Tanta esperienza Roberto l’ha poi saputa potenziare al meglio avvalendosi delle tecniche digitali, diventando un grande art director editoriale.
Ci lamentavamo della perdita di tutta una generazione di fotolitisti, stampatori e direttori editoriali e redazionali, assieme alla progressiva crisi del settore che ci portava ad essere un po’ cinici e disillusi. Nonostante questo lui era sempre disposto ad aiutare gli amici che avventuravano in imprese creative o culturali, per quanto ingenue e ardite, professionali o meno, come per la rivista Casablanca o Fumo di China, Bi-Bop Alula o Sturmtruppen Magazine, Strisce e Musica del Resto del Carlino o la fanzine War o la rivista Kaos, nonché le iniziative della casa editrice Black Out o Nexus.
Per non dire della Granata Press di Bologna dove l’ho accompagnato qualche volta chiacchierando con lui mentre si faceva la barba nel bagno della redazione. Si parlava, in treno o al bar, del nostro mondo, degli editori, degli autori, famosi e sconosciuti, passando ore in pettegolezzi, aneddoti, sfoghi e progetti.
Persino oggi Ghiro ci sprona a fare del nostro meglio, come è accaduto a Franco Tralli nel riproporre il fumetto di IronHeart in questo 2023.
Insomma, quando si parla di amici coi quali si è vissuto molte esperienze è sempre dura decidere cosa raccontare. Qui sono voluto restare un po’ sul generico perché mi è venuto in mente che Roberto era un po’ allergico alle adulazioni e sono sicuro che leggendo tutto questo mi manderebbe bonariamente a cagare.
Massimo (Bonfa) Bonfatti
Autore e disegnatore di fumetti
SILVIO CADELO
«Ciao Robbi. Sono stanco morto, non ce la faccio più, hai tempo per darmi una mano?»
Era l’appello che lanciavo a Roberto nei momenti di stanchezza accumulata in giorni e notti di lavoro. Un mestiere duro quello del fumetto, una vera trappola senza tregua nella quale scivoliamo nel corso degli anni fino a diventarne prigionieri a vita.
«Duro, si ma sempre meglio del lavoro negli uffici o nelle fabbriche» si diceva.
Roberto prendeva il treno per Reggio Emilia e lo vedevo il pomeriggio o il giorno seguente in mattinata. Non c’era bisogno di spiegazioni si sedeva al mio tavolo di lavoro e continuava la stesura dei colori. Io mi allungavo sul divano letto nell’angolo del salone a riposarmi pronto a rispondere a eventuali domande.
Poi succedeva che si portava a casa alcune tavole (i «BLEU», gli «stamponi») per finirle con calma a casa sua. Non sono in misura di dire quali o quante del primo «Dio geloso» o del primo «Vogliadicane» sebbene sfogliando vogliadicane ho potuto riconoscere il suo stile grafico nelle immagini che seguono: uno stile molto grafico e «ordinato» che si distingue chiaramente dalle fasce oblique che animano i fondi.
Conservero sempre di lui gli affetti d’amicizia e la professionalità dei suoi consigli e delle sue critiche, che seguirono nel periodo in cui si trasferì a Bologna per lavorare con Luigi Bernardi, col quale io non mi intendevo ma Roberto ebbe modo di esprimere pienamente tutte le sue qualità professionali.
Poco dopo mi trasferii a Parigi pur continuando a restare in contatto con lui. Le tavole di «vogliadicane» che sono qui, se la memoria non mi tradisce, le portai io stesso a Modena in un viaggio andata e ritorno. Ci sentivamo per telefono, sapeva tutto e molto meglio di me, delle novità del mercato francese. Qualche anno dopo pubblicai con Granata press, «Perversa Alice» con i testi di «Celia Dogson» che in Francia era stata censurata.
Ciao Robbi.
Silvio
Silvio Cadelo
Autore e disegnatore di fumetti
MARINA CHIOSSI
Come si fa a scrivere di Robby? Un vero scrittore riesce a mettere su carta (oramai su computer) tutti i suoi sentimenti, e trova le parole giuste. Io non credo di riuscire a farlo, perché i sentimenti sono tanti ma non riuscirò a tradurli in parole. Parlo di sentimenti e non di lavoro, anche se con Robby ho lavorato per quasi 40 anni.
Il nostro rapporto di lavoro è sempre stato improntato sul grande sentimento di amicizia, con la A maiuscola, che ci ha unito. Gli amici con la A maiuscola si scelgono non con la razionalità ma con il cuore. Così è stato per me fin dalla prima volta che l'ho conosciuto nel 1981. L'ho subito trovato, oltre che molto simpatico (una dote vera non appannaggio di tutti), molto serio, intendendo con questo persona di fiducia e sincerità assoluta.
Era un finto burbero, finto perché pur con le sue “parolacce” (che, per tutti noi che lo conoscevamo, erano solo intercalari meravigliosi che ci strappavano serene risate e che lasciavano allibiti gli estranei che casualmente assistevano alla situazione) non è mai stato arrogante e villano con le persone. Ancora oggi mi mancano i suoi intercalari non proprio degni del “bon ton” ma che per me erano meravigliosi.
Come riuscisse ad essere una persona così aperta e disponibile con me, lasciando quasi tutto il suo “personale” solo per lui, non lo so. Forse perché in effetti non era importante sapere della sua vita privata, le sue cose quotidiane, quello che faceva ecc.
L'importante era che lui ti desse, in toto, la sua parte più importante, vale a dire lui stesso, con la sua disponibilità e il suo sentimento di amicizia totale. Questa cosa mi manca moltissimo, e mi mancherà sempre, il tempo ha scalfito un poco il dolore per la sua perdita, ma non mi ha aiutato a scalfire, nemmeno un poco, la sua mancanza.
Sono preparata, sarà sempre così, ma questa sensazione ha di positivo che riesco sempre a sentirlo ancora vicino, come se fosse appena arrivato da Modena, in treno, pronti alla nostra giornata di lavoro, collaborazione e amicizia. Robby, mi manchi!
Marina Chiossi
Alessandro Editore
CLOD
“COME SIAMO MESSI?”
Questa era la sua frase di apertura quando mi incontravo con ROBERTO. Ma forse è meglio definire, prima, alcuni punti:
Per farla breve, io e ROBBY eravamo parenti, terzi cugini, per essere precisi. Succedeva, a volte, che accompagnassi mia madre dalla zia e lì… pochi minuti dopo il nostro arrivo, ci raggiungeva un dodicenne ROBERT(ino) che abitando al piano di sotto ci (mi) faceva visita.
A quel tempo ero collaboratore di BONVI, quindi disegnatore professionista, anche se alle prime armi e LUI, questo lo sapeva.
Quando si presentava aveva sempre una cartellina con sé e salvo un timido ”CIAO” e qualche parola (poche) a bassa voce non proferiva altro. A parlare, invece, erano i suoi disegni che in quel periodo erano TUTTI indirizzati al suo personaggio e disegnatore preferiti: LUCKY LUKE di MORRIS. Già da giovanissimo, indubbiamente aveva buon gusto. Mi presentava gli studi che faceva, copiando dal grande MORRIS.
Per quel che potevo, gli facevo notare dove insistere e dove no. Era un ottimo allievo, perché, la volta dopo, quando mi mostrava i ”compiti” aveva seguito la maggior parte delle mie indicazioni.
A me faceva piacere vedere la voglia e l’entusiasmo con cui già lavorava. Mi ricordava me quando alla sua età assorbivo e divoravo tutto ciò che era “disegno” sia a cartoni che a fumetti. Poi, col tempo, riuscì a farsi conoscere nel campo editoriale fumettistico, infatti intraprese diverse collaborazioni e pure di un certo spessore, quali la Granata Press fondata insieme a Luigi Bernardi e Luca Boschi, colorazioni (a mano) per storie Fantascentifiche/fantastiche di Silvio Cadelo per la Francia.
Poi arrivo, anche per lui, BONVI. E’ stato, per anni il suo “Collaboratore Ghost” . Dove vedete le Sturm col suo lettering, ebbene potete star sicuri che per il 99% erano anche Rifinite e inchiostrate dal GHIRO’. GHIRO’ era lo pseudonimo (GHIddi ROberto) cha aveva adottato. In quel periodo disegnò con personaggi suoi, anche per “Striscie e Musica” che era un supplemento a fumetti del Resto del Carlino e devo dire che aveva uno stile personalissimo e buono…peccato che non abbia insistito.
Quello che fece di lui un superespertoappassionato del fumetto franco belga fu quando iniziò a collaborare con Alessandro distribuzioni di Bologna curando praticamente tutte le uscite francesi e belghe (scelte, lettering, impaginazione veste editoriale e supervisione ai testi). A sentirlo parlare pareva un addetto ai lavori francese trapiantato qui da noi.
Ogni volta che ci si vedeva, gli si chiedeva sulle novità e lui, con candida leggerezza rispondeva: <COME SIAMO MESSI?> e via così. Confesso che poi era diventato anche un divertente tormentone/saluto, ma questo è uno di quei codici cialtroni che ci sono fra amici.
Gli ultimi anni li passò anche collaborando con la Franco Cosimo Panini. E tutte la volte che ci si vedeva il nostro saluto era, ovviamente, “COME SIAMO MESSI?” e giù con notizie, gioiosi pettegolezzi e via così! Per un po’ di tempo non lo vidi, poi un bel giorno…anzi, è più esatto dire: “un Brutto Giorno” lo incontrai alla fermata dell’autobus (stava andando alla Franco Cosimo Panini)… era di aspetto un po’ smagrito.
Dopo brevi chiacchiere Ci lasciammo come al solito…ma, ERAVAMO MESSI che quella sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti e sentiti. Un Brutto male ci ha privati tutti noi di un grandesuperappassionatoespertofumettofilo e sicuramente anche di un disegnatore incompiuto. Inoltre, io ho perso anche un buon amico e un cugino.
Chissà come commenteresti la situazione editoriale del fumetto di oggi? Probabilmente con un: <COME SIAMO MESSI?>
Ciao, ROBERTO-ROBBY-GHIRO’…
CLOD (Claudio Onesti)
Autore e disegnatore di fumetti e cartoni animati
GRAZIANO GIOVENZANA
Franco mi ha offerto gentilmente l'opportunità di intervenire nella redazione di questo albo in nome del fatto che lo dedichiamo al nostro comune amico Roberto "GhiRo" Ghiddi.
Naturalmente io lo considero un onore perché Franco mi coinvolge in una sua opera ma soprattutto perché abbiamo insieme l'occasione per rivelare la grandezza del nostro amico perduto troppo presto.
Il grande amore per il fumetto, che non si spegne mai, nonostante io sia ora "diversamente giovane" ha guidato molte delle mie scelte della vita, non ultima quella della umile professione di edicolante. Questa professione, unita alla passione, mi ha permesso di conoscere persone e diventarne amico.
Roberto, per mia fortuna, negli anni 80 del secolo scorso, abitava in centro a poche centinaia di metri dall'edicola che io gestivo. Presto divenne mio cliente, probabilmente perché "sentiva" di condividere la passione per il fumetto. Contemporaneamente anche Franco divenne mio amico, oltre che perché cliente, anche perché lui, insieme ad altri, fondò Casablanca, una rivistina a fumetti (che sarebbe sminuente definire "fanzine" perché, invece, proponeva opere inedite di esordienti come noi) e mi chiese di collaborare. Roberto, dimostrando la sua grandezza di animo, non solo ci offrì la sua competenza editoriale riempiendoci di consigli tecnici e organizzativi, ma collaborò anche: prima permettendoci di pubblicare un suo fumetto che aveva realizzato precedentemente e poi realizzando appositamente per noi alcune (magnifiche) tavole per un racconto di Natale disegnato a tante mani.
In seguito, Roberto, mi aiutò, per pura amicizia, anche nel mio lavoro: dato che collaborava, tra l'altro, con Alessandro Distribuzioni Editore a Bologna, quando tornava a Modena mi portava gli albi a fumetti freschi di stampa, permettendomi di dare un'impronta, al mio punto vendita, diversa dagli altri. Lui, che avrebbe potuto vantarsi di conoscere l'Editoria dall'alto punto di vista creativo e vi collaborava, conoscendo anche grandi nomi del Fumetto, portava gli albi a me, il giornalaio, dimostrando che l'umiltà è dei grandi.
Franco ed io, portammo Roberto in una compagnia che frequentavamo volentieri perché composta in gran parte di ragazze, tra le quali una mia morosa che, presto, divenne anche lei amica di Roberto.
In quei (bei) tempi lui lavorava ed era socio della Granata Press di Bologna, insieme a Luigi Bernardi. Oltre a collaborare con grandi autori italiani, essi furono, in pratica, i primi a portare nel nostro paese nientepopodimeno che i manga, instillando, specialmente nelle nuove leve dei lettori di fumetti, l'interesse per la sterminata produzione giapponese.
Spesso, la domenica, pur di stare insieme il più possibile, la mia morosa ed io accompagnavamo in auto il caro Roberto al lavoro a Bologna, evitandogli di servirsi del solito treno, suo mezzo usuale, oltre all'autobus ed alle gambe.
Ai tempi della pubblicazione dei primi numeri di Casablanca, ci servivamo di laboratori specializzati per preparare le pellicole che servivano, poi, alla tipografia per la stampa. Naturalmente, questi laboratori, erano piuttosto cari per le nostre tasche.
A quei tempi, il caro Roberto collaborava, tra l'altro, con Bonvi, che si era da tempo trasferito a Bologna. Un (bel) giorno Robby mi telefonò e mi porse una domanda retorica: "Sono qui da Bonvi, lui sta per liberarsi della sua reprocamera che non gli serve più: ti interesserebbe averla per fare in proprio le pellicole per la stampa?" La reprocamera era una macchina fotografica in metallo, alta un metro e mezzo e larga un metro, con la quale si realizzavano riproduzioni di immagini in ingrandimento o riduzione, su carta o pellicola adatta alla tipografia. Realizzare queste pellicole in proprio, era una manna per noi, dato il grande risparmio che ci permetteva. Io ero esperto del suo uso perché, per anni, ne avevo adoperata una, quando facevo il grafico pubblicitario, nella seconda metà degli anni 70. Inutile dire che ci precipitammo a Bologna nello studio di Bonvi a ritirarla prima che cambiasse idea. Fu anche l'occasione per conoscere il grande Bonvi... merito del grande Roberto!
Quando ci si riferisce al momento in cui una persona cara ci lascia, si dice sempre "troppo presto" ma nel caso di Robby era veramente troppo presto, non solo per la sua età anagrafica ma anche perché l'Editoria e noi avremmo avuto ancora bisogno di lui.
Graziano Giovenzana
Responsabile e curatore della rivista Casablanca
STEFANO BULGARELLI
Nell'infausto anno del covid, il 2020, al Museo Civico di Modena si è tenuta la mostra "Anni molto animati. Carosello, Supergulp!, Comix", dedicata alla gloriosa "scuola" del fumetto e dell'animazione cittadina, compresa dagli anni Cinquanta agli anni Novanta del Novecento.
Tra gli autori esposti non poteva mancare Roberto Ghiddi e con lui una selezione di tavole in grado di documentare il suo rapporto con Bonvi, oltre che l'immagine di una nuova condizione giovanile consapevole anche delle proprie inquietudini e ribellioni, alla ricerca di nuovi modi di apparire e di esprimersi, mescolando arte, comunicazione, video, fotografia, fumetto e musica.
Tali aspetti, che lo stesso Roberto ha ritrovato per primo nell'opera d'esordio di Andrea Chiesi, oggi artista affermato, erano tradotti attraverso la sua coltissima fantasia in innovativi linguaggi grafici realizzati "artigianalmente", sperimentando tecniche grafiche ed editoriali.
Per questo, ripercorrere oggi il suo lavoro e il suo modo di lavorare, significa soprattutto cogliervi il lascito maggiore: mai togliere lo sguardo dal proprio tempo e stimolare nuove forme di creatività.
Stefano Bulgarelli
Museo Civico di Modena
DENNI LUGLI
Ho conosciuto Roberto nei primi anni '80 frequentando un piccolo ma fornitissimo negozio di fumetti e libri illustrati sito in via San Pietro a Modena chiamato "Il Perfido Zhodani", gestito da Eleonora e Ivan. I clienti non erano dei gran clienti, nel senso che spesso si ritrovavano lì per ore a parlare di fumetti, di musica, di fotografia, di politica ma raramente compravano.... per questo durò poco, un paio d'anni o forse meno. Tra i vari personaggi che gravitavano intorno allo Zhodani c'era un certo Ghiddi (lì lo chiamavano tutti per cognome: Ghiddi) che mi colpì per il suo fare fumettistico (Bonfa ne fece una caricatura strepitosa inserendolo in alcuni episodi di Cattivik), la sua aria vagamente dannunziana, la caratteristica voce nasale e la dialettica da puntiglioso quasi patologico. Era un piacere sottile dissentire da lui e portarlo sul terreno della polemica dove raramente usciva sconfitto.
Nell'84 rimasi affascinato dal primo Terminator e per un po' accarezzai l'idea di una parodia fatta in video. Il titolo l'avevo già in mente: "Antiquator", la storia girava intorno ad un personaggio arrivato dal passato per sistemare non ricordo più quali faccende nel suo futuro (il nostro presente), e l'interprete avevo deciso che sarebbe stato lui: Ghiddi! Trovavo irresistibile l'idea di vederlo aggirarsi circospetto lungo il portico del Collegio infagottato in un cappottone napoleonico brandendo una di quelle antiche pistole con la canna a trombetta.... Nel frattempo eravamo diventati vicini di casa (lui al primo piano e io al quarto dello stesso edificio) e chi lo frequentava all'epoca ricorderà sicuramente la targhetta sulla sua porta con la matitina umanizzata con braccine e gambette che saltellava. Gli suonai una volta per proporgli la parte nel video ma dal suo (celebre) sguardo perplesso capii subito che, come si dice da noi, non ne voleva mezza. Ebbi anche l'impressione che per alcune settimane mi evitasse per non dover tornare sull'argomento. E mi sentii anche un po' tradito quando qualche tempo dopo si prestò per la rivista Be-Bop A Lula di Red Ronnie a posare per una serie fotografica assieme a Vasco Rossi nei panni di un improbabile militare russo del "Vasco Fan Club" di Mosca. La mia vendetta non tardò ad arrivare: in occasione del suo compleanno mi imposi dadaisticamente di trovare per lui il regalo assolutamente più lontano da lui e dal suo modo di essere, e alla fine mi orientai sul "Nunchaku", quell'oggetto cinese da combattimento formato da due manganelli di legno uniti da una catenella, tante volte usato con stupefacente maestria nei film di Bruce Lee.
Queste poche righe le ho scritte di getto, con l'idea di fare una specie di ritratto rapido a carboncino di Roberto. Altri hanno celebrato le sue capacità tecniche nel campo dell'editoria come certamente io non saprei fare, ma sono pronto a sottoscrivere punto per punto tutti gli elogi non foss'altro per il fatto che un pomeriggio, mentre portavo a spasso il cane dietro al palazzo Europa, Roberto riuscì in venti minuti a spiegarmi (e farmi capire) l'utilità rivoluzionaria del retino stocastico in editoria.
Denni Lugli
Artista multimediale
Alcune pagine della rivista Be Bop a Lula con Roberto travestito da militare russo che incontra un giovane Vasco Rossi.
L'ALBERO ROBBI
Le ceneri di Roberto riposano, per sua volontà, in un meraviglioso braccio di mare che separa le isole di La Maddalena e Caprera, i posti del cuore.
Per creare un luogo tangibile di ricordo in città, il giorno 11 novembre 2018, primo non compleanno di Robbi, Antonella ha fatto mettere a dimora in un parco pubblico cittadino una pianta di Lagerstroemia, da quel giorno più semplicemente nota come Albero Robbi.
Da allora, in quel luogo gli amici passano, osservano il mutare dell’albero al ritmo delle stagioni, a volte alzano un calice di lambrusco e ricordano Robbi con allegra nostalgia.
“Wish you were here”
Anto
Anto