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copertina ironheart labirinto invisibile index 2023IronHeart
Il Labirinto Invisibile

volume 1
La pergamena Misteriosa

Storia e Disegni Franco Tralli

Revisione dei Testi Stefano Lusardi
Grigi e Lettering Lorena Rubbiani
Copertina e Direzione Artistica Marco Bertulu
Pulizia delle Scansioni Anna Borrelli
Collana logo collana digital index FUMBLE 1
Direttore Editoriale Fabrizio de Gennaro
Comunicazione Paolo Berni

Edito da Index AC e DigitalIndex
© 2023 Digital Index per l’edizione
© 2023 per i contenuti dei degli Autori

 

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VALENTINA MURPHY

RIAN et DORA

LA PRISE DE MARBRE-BLEU

Digital BD
Digital Index, Modena 2014
ISBN 9788897982883

 

 
DANS TOUTES LES LIBRARIES NUMERIQUES
 
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Nel 1985 faceva timidamente capolino nelle edicole della città di Modena Casablanca, una rivista amatoriale realizzata da un gruppo di amici, nati (come scriveva Graziano Giovenzana
nell’introduzione al numero 1) “con i fumetti nel sangue”.

Il suo scopo era quello di pubblicare opere di autori esordienti, ragazzi, appassionati, o gente che, continuava Giovenzana, “per ragioni di vita non è riuscita a fare dei fumetti un mestiere”.

A dieci anni di distanza, nel corso dei quali la rivista ha ospitato le fatiche di volenterosi dilettanti, semi-professionisti, ma anche professionisti affermati o divenuti tali, nel fumetto o in contesti attigui (come Clod, Andrea Chiesi, Roberto Ghiddi, Massimo Bonfatti), nacque per volontà del suo “padre fondatore” (al secolo Franco Tralli) un progetto che incanalò lo stesso entusiasmo in modo professionale.

Raccogliendo l’eredità di Casablanca vedeva la luce una nuova serie a fumetti, IRONHEART, un mensile che ebbe anche un numero zero che uscì come allegato alle rivista KAOS e FUMO DI CHINA ed esordì nelle edicole di tutta Italia nel novembre del 1995.

Le storie erano scritte e sceneggiate da Stefano Lusardi e tanti furono i disegnatori, non solo provenienti da Casablanca, che parteciparono alla realizzazione degli albi: Marco Bertulu, Andrea Bulgarelli, Giuliano Bulgarelli, Fabio Govoni, Andrea Materia, Mauro Padovani, Davide Romanini, Luca Rossi, Matteo Stanzani.

Citiamo anche Lucio Aloisi ai colori delle copertine e Claudio Piccinini che realizzò il logotipo originale e il progetto grafico.

Purtroppo, anche se erano già pronte molte storie, uscirono in edicola soltanto 5 albi, la crisi del fumetto, in quel periodo, rendeva difficile la vita a grandi editori e obbligava i piccoli a contare ogni singola copia venduta per cercare di far quadrare i conti.

I costi altissimi della stampa e le innegabili ed enormi difficoltà distributive ci obbligarono a malincuore a chiudere la serie prima di aver dato alle stampe tutti gli albi realizzati.

Le sole copie vendute nel circuito delle librerie specializzate, in continua ascesa ogni mese, oggi ci avrebbero consentito di continuare tranquillamente, ma purtroppo, allora non furono sufficienti.

 

scarica il numero zero di Ironheart 1995

 

Le copertine dei numeri storici di IRONHEART

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Un ringraziamento agli Autori di IRONHEART

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leggi anche

 Ricordando Roberto Ghiddi   IRONHEART 2023 - IL LABIRINTO INVISIBILE

Roberto Ghiddi – nato l’11 novembre 1957 e scomparso il 2 aprile 2018 – nel corso della sua carriera ha collaborato con Bonvi, ha disegnato, su testi di Castelli, Gli Astrostoppisti per il quotidiano Il Resto del Carlino, per lo stesso giornale ha disegnato alcune storie dedicate ai grandi gruppi musicali per il supplemento Strisce e Musica.

Ha collaborato con la rivista Be Boop a Lula curandone la veste grafica. Ha realizzato la grafica anche delle riviste Fumo di China e Kaos. Insieme a Luigi Bernardi e Luca Boschi ha fondato la casa editrice Granata Press di cui è stato il direttore artistico di tutte le pubblicazioni. Ha lavorato per la Franco Cosimo Panini e ha curato le edizioni italiane degli albi a fumetti francesi di Alessandro Editore.

Come scrive Matteo Stefanelli su fumettologica.itè stato l’art director più originale degli ultimi 40 anni di storia dell’editoria italiana di fumetti, un uomo che con la sua progettazione visiva ha fatto la storia di un pezzo importante di fumetto italiano”.

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INTERVENTI DI BONFA, CLOD, GIOVENZANA, 

 

BONFA

L’EREDITÀ DI GHIRO
Volevo molto bene a Roberto Ghiddi, il mio amico Ghiro, e lui ne voleva a me. Ci volevamo bene perché affratellati da una passione e da circostanze lavorative fumettistiche e quindi di vita. Perché eravamo quel tipo di giovani determinati a fare il lavoro che amano e a farlo nel migliore dei modi. Robby è stato molto prezioso per me, essendo di qualche anno più grande, per i tanti consigli che mi ha regalato e per gli incoraggiamenti e i gesti di amicizia che mi hanno sostenuto nei momenti di sconforto. Mi dispiace di non essere sempre stato all’altezza della sua fiducia quando mi proponeva collaborazioni, ma lui sapeva che in ogni caso ce la mettevo tutta e quindi mi perdonava.

Tecnicamente Roberto era un pozzo di sapienza. Conosceva, sperimentava e usava ogni sorta di materiali utilizzabili per grafica e disegno, quando ancora queste arti non venivano fatte al computer. Non badava a spese quando andava alla Cartoleria Minerva per rifornirsi o far spesa per Bonvi. Quando ho ereditato i suoi materiali di cartoleria mi sono ancora più persuaso dell’importanza dell’intelligenza manuale che quelli come lui (e mi permetto di includere me stesso tra i suoi allievi) hanno coltivato per tutta la vita, una forma di intelligenza che non ha paragoni con la migliore intelligenza artificiale.

Nel suo studio c’erano carte di ogni tipo (ad esempio le carte Pantone con gli esperimenti di colorazione del Conte notte di Magnus, i pennini di acciaio blu (ormai introvabili) usati da Silver e Bonvi, la carta double-tone di moda tra i grandi fumettisti USA degli anni ’60 e ’70, i fondini per le animazioni di Nick Carter (che io ho poi regalato a De Maria), perfino carte giapponesi da origami e retini adesivi di ogni tipo che Ghiro usava per le strisce di Sturmtruppen e per L’uomo di Tsushima di Bonvi.

Ho trovato prove di lettering con pennini speciali e apposite mascherine fatte a mano per la spaziatura, pennelli e flaconi di colori (ricordo di avergli visto colorare ad ecoline una sua riproduzione fedelissima di una spettacolare tavola di Harzack, di Moebius). Aerografi di vari tipi, pastelli, tempere, acquerelli, gessetti, matite e mine di ogni dimensione, pennarelli, penne, cannucce, stilografiche, gomme, temperini, solventi, colle, additivi, righe e squadre, compassi, raschietti, bisturi, lamette, mascherine, trasferibili, pellicole adesive e perfino l’occorrente per dipingere i soldatini di piombo per i suoi giochi amati di ruolo.
Ho perfino ereditato il suo tavolo da disegno, che gli era stato regalato da Silver, l’autore di Lupo Alberto. Quel tavolo è un oggetto che ha un valore storico, perché su di lui è stato creato Lupo Alberto, la strip italiana più longeva e sono state disegnati, retinati e colorati moltissimi fumetti di Bonvi dalle mani magiche di Roberto Ghiddi, nonché i fumetti personali di Ghiro stesso.

Centinaia di strumenti e materiali per arti visive che non sarebbero serviti a nulla senza il desiderio di ottenere risultati concreti nel lavoro, e quindi nella vita, combinandoli in una infinità di modi per produrre immagini di qualità nel fumetto popolare ma anche in quello sperimentale. Tanta esperienza Roberto l’ha poi saputa potenziare al meglio avvalendosi delle tecniche digitali, diventando un grande art director editoriale.

Ci lamentavamo della perdita di tutta una generazione di fotolitisti, stampatori e direttori editoriali e redazionali, assieme alla progressiva crisi del settore che ci portava ad essere un po’ cinici e disillusi. Nonostante questo lui era sempre disposto ad aiutare gli amici che avventuravano in imprese creative o culturali, per quanto ingenue e ardite, professionali o meno, come per la rivista Casablanca o Fumo di China, Bi-Bop Alula o Sturmtruppen Magazine, Strisce e Musica del Resto del Carlino o la fanzine War o la rivista Kaos, nonché le iniziative della casa editrice Black Out o Nexus.

Per non dire della Granata Press di Bologna dove l’ho accompagnato qualche volta chiacchierando con lui mentre si faceva la barba nel bagno della redazione. Si parlava, in treno o al bar, del nostro mondo, degli editori, degli autori, famosi e sconosciuti, passando ore in pettegolezzi, aneddoti, sfoghi e progetti.
Persino oggi Ghiro ci sprona a fare del nostro meglio, come è accaduto a Franco Tralli nel riproporre il fumetto di IronHeart in questo 2023.
Insomma, quando si parla di amici coi quali si è vissuto molte esperienze è sempre dura decidere cosa raccontare. Qui sono voluto restare un po’ sul generico perché mi è venuto in mente che Roberto era un po’ allergico alle adulazioni e sono sicuro che leggendo tutto questo mi manderebbe bonariamente a cagare.

Massimo (Bonfa) Bonfatti

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 CLOD

“COME SIAMO MESSI?”
Questa era la sua frase di apertura quando mi incontravo con ROBERTO. Ma forse è meglio definire, prima, alcuni punti:
Per farla breve, io e ROBBY eravamo parenti, terzi cugini, per essere precisi. Succedeva, a volte, che accompagnassi mia madre dalla zia e lì… pochi minuti dopo il nostro arrivo, ci raggiungeva un dodicenne ROBERT(ino) che abitando al piano di sotto ci (mi) faceva visita.
A quel tempo ero collaboratore di BONVI, quindi disegnatore professionista, anche se alle prime armi e LUI, questo lo sapeva.
Quando si presentava aveva sempre una cartellina con sé e salvo un timido ”CIAO” e qualche parola (poche) a bassa voce non proferiva altro. A parlare, invece, erano i suoi disegni che in quel periodo erano TUTTI indirizzati al suo personaggio e disegnatore preferiti: LUCKY LUKE di MORRIS. Già da giovanissimo, indubbiamente aveva buon gusto. Mi presentava gli studi che faceva, copiando dal grande MORRIS.
Per quel che potevo, gli facevo notare dove insistere e dove no. Era un ottimo allievo, perché, la volta dopo, quando mi mostrava i ”compiti” aveva seguito la maggior parte delle mie indicazioni.
A me faceva piacere vedere la voglia e l’entusiasmo con cui già lavorava. Mi ricordava me quando alla sua età assorbivo e divoravo tutto ciò che era “disegno” sia a cartoni che a fumetti. Poi, col tempo, riuscì a farsi conoscere nel campo editoriale fumettistico, infatti intraprese diverse collaborazioni e pure di un certo spessore, quali la Granata Press fondata insieme a Luigi Bernardi e Luca Boschi, colorazioni (a mano) per storie Fantascentifiche/fantastiche di Silvio Cadelo per la Francia.
Poi arrivo, anche per lui, BONVI. E’ stato, per anni il suo “Collaboratore Ghost” . Dove vedete le Sturm col suo lettering, ebbene potete star sicuri che per il 99% erano anche Rifinite e inchiostrate dal GHIRO’. GHIRO’ era lo pseudonimo (GHIddi ROberto) cha aveva adottato. In quel periodo disegnò con personaggi suoi, anche per “Striscie e Musica” che era un supplemento a fumetti del Resto del Carlino e devo dire che aveva uno stile personalissimo e buono…peccato che non abbia insistito.
Quello che fece di lui un superespertoappassionato del fumetto franco belga fu quando iniziò a collaborare con Alessandro distribuzioni di Bologna curando praticamente tutte le uscite francesi e belghe (scelte, lettering, impaginazione veste editoriale e supervisione ai testi). A sentirlo parlare pareva un addetto ai lavori francese trapiantato qui da noi.
Ogni volta che ci si vedeva, gli si chiedeva sulle novità e lui, con candida leggerezza rispondeva: <COME SIAMO MESSI?> e via così. Confesso che poi era diventato anche un divertente tormentone/saluto, ma questo è uno di quei codici cialtroni che ci sono fra amici.
Gli ultimi anni li passò anche collaborando con la Franco Cosimo Panini. E tutte la volte che ci si vedeva il nostro saluto era, ovviamente, “COME SIAMO MESSI?” e giù con notizie, gioiosi pettegolezzi e via così! Per un po’ di tempo non lo vidi, poi un bel giorno…anzi, è più esatto dire: “un Brutto Giorno” lo incontrai alla fermata dell’autobus (stava andando alla Franco Cosimo Panini)… era di aspetto un po’ smagrito.
Dopo brevi chiacchiere Ci lasciammo come al solito…ma, ERAVAMO MESSI che quella sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti e sentiti. Un Brutto male ci ha privati tutti noi di un grandesuperappassionatoespertofumettofilo e sicuramente anche di un disegnatore incompiuto. Inoltre, io ho perso anche un buon amico e un cugino.
Chissà come commenteresti la situazione editoriale del fumetto di oggi? Probabilmente con un: <COME SIAMO MESSI?>

Ciao, ROBERTO-ROBBY-GHIRO’…

CLOD (Claudio Onesti)

 Nicoletta di Clod e Lina. Nel manifesto grande si vedono le caricature di Roberto Ghiddi Silver Massimo Bonfatti e ClodNicoletta di Clod e Lina. Nel manifesto grande si vedono le caricature di Roberto Ghiddi, Silver, Massimo Bonfatti e Clod

GRAZIANO GIOVENZANA

Franco mi ha offerto gentilmente l'opportunità di intervenire nella redazione di questo albo in nome del fatto che lo dedichiamo al nostro comune amico Roberto "GhiRo" Ghiddi.
Naturalmente io lo considero un onore perché Franco mi coinvolge in una sua opera ma soprattutto perché abbiamo insieme l'occasione per rivelare la grandezza del nostro amico perduto troppo presto.

Il grande amore per il fumetto, che non si spegne mai, nonostante io sia ora "diversamente giovane" ha guidato molte delle mie scelte della vita, non ultima quella della umile professione di edicolante. Questa professione, unita alla passione, mi ha permesso di conoscere persone e diventarne amico.

Roberto, per mia fortuna, negli anni 80 del secolo scorso, abitava in centro a poche centinaia di metri dall'edicola che io gestivo. Presto divenne mio cliente, probabilmente perché "sentiva" di condividere la passione per il fumetto. Contemporaneamente anche Franco divenne mio amico, oltre che perché cliente, anche perché lui, insieme ad altri, fondò Casablanca, una rivistina a fumetti (che sarebbe sminuente definire "fanzine" perché, invece, proponeva opere inedite di esordienti come noi) e mi chiese di collaborare. Roberto, dimostrando la sua grandezza di animo, non solo ci offrì la sua competenza editoriale riempiendoci di consigli tecnici e organizzativi, ma collaborò anche: prima permettendoci di pubblicare un suo fumetto che aveva realizzato precedentemente e poi realizzando appositamente per noi alcune (magnifiche) tavole per un racconto di Natale disegnato a tante mani.

In seguito, Roberto, mi aiutò, per pura amicizia, anche nel mio lavoro: dato che collaborava, tra l'altro, con Alessandro Distribuzioni Editore a Bologna, quando tornava a Modena mi portava gli albi a fumetti freschi di stampa, permettendomi di dare un'impronta, al mio punto vendita, diversa dagli altri. Lui, che avrebbe potuto vantarsi di conoscere l'Editoria dall'alto punto di vista creativo e vi collaborava, conoscendo anche grandi nomi del Fumetto, portava gli albi a me, il giornalaio, dimostrando che l'umiltà è dei grandi.

Franco ed io, portammo Roberto in una compagnia che frequentavamo volentieri perché composta in gran parte di ragazze, tra le quali una mia morosa che, presto, divenne anche lei amica di Roberto.
In quei (bei) tempi lui lavorava ed era socio della Granata Press di Bologna, insieme a Luigi Bernardi. Oltre a collaborare con grandi autori italiani, essi furono, in pratica, i primi a portare nel nostro paese nientepopodimeno che i manga, instillando, specialmente nelle nuove leve dei lettori di fumetti, l'interesse per la sterminata produzione giapponese.
Spesso, la domenica, pur di stare insieme il più possibile, la mia morosa ed io accompagnavamo in auto il caro Roberto al lavoro a Bologna, evitandogli di servirsi del solito treno, suo mezzo usuale, oltre all'autobus ed alle gambe.

Ai tempi della pubblicazione dei primi numeri di Casablanca, ci servivamo di laboratori specializzati per preparare le pellicole che servivano, poi, alla tipografia per la stampa. Naturalmente, questi laboratori, erano piuttosto cari per le nostre tasche.
A quei tempi, il caro Roberto collaborava, tra l'altro, con Bonvi, che si era da tempo trasferito a Bologna. Un (bel) giorno Robby mi telefonò e mi porse una domanda retorica: "Sono qui da Bonvi, lui sta per liberarsi della sua reprocamera che non gli serve più: ti interesserebbe averla per fare in proprio le pellicole per la stampa?" La reprocamera era una macchina fotografica in metallo, alta un metro e mezzo e larga un metro, con la quale si realizzavano riproduzioni di immagini in ingrandimento o riduzione, su carta o pellicola adatta alla tipografia. Realizzare queste pellicole in proprio, era una manna per noi, dato il grande risparmio che ci permetteva. Io ero esperto del suo uso perché, per anni, ne avevo adoperata una, quando facevo il grafico pubblicitario, nella seconda metà degli anni 70. Inutile dire che ci precipitammo a Bologna nello studio di Bonvi a ritirarla prima che cambiasse idea. Fu anche l'occasione per conoscere il grande Bonvi... merito del grande Roberto!

Quando ci si riferisce al momento in cui una persona cara ci lascia, si dice sempre "troppo presto" ma nel caso di Robby era veramente troppo presto, non solo per la sua età anagrafica ma anche perché l'Editoria e noi avremmo avuto ancora bisogno di lui.

Graziano Giovenzana

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L'ALBERO ROBBI

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Le ceneri di Roberto riposano, per sua volontà, in un meraviglioso braccio di mare che separa le isole di La Maddalena e Caprera, i posti del cuore.
Per creare un luogo tangibile di ricordo in città, il giorno 11 novembre 2018, primo non compleanno di Robbi, Antonella ha fatto mettere a dimora in un parco pubblico cittadino una pianta di Lagerstroemia, da quel giorno più semplicemente nota come Albero Robbi.
Da allora, in quel luogo gli amici passano, osservano il mutare dell'albero al ritmo delle stagioni, a volte alzano un calice di lambrusco e ricordano Robbi con allegra nostalgia.

Wish You Were Here

Anto

roberto ghiddi souvenirs 03La prima partita del Modena senza Robby.
Al momento il suo posto è tenuto libero; speriamo lo resti ancora a lungo.
 

 roberto ghiddi souvenirs 02Robby in paradiso.
Erotica, Salone dell'Erotismo, Bologna maggio 1992.

 

roberto ghiddi souvenirs 01il biglietto da visita di Granata Press


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